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Mostra “EcoDesign – 3 R: Ridurre, Riciclare, Riutilizzare”

Giovedì 26 gennaio 2023, alle ore 19.00, all’Istituto Italiano di Cultura di Bucarest (Aleea Alexandru 41) sarà inaugurata la mostra “Ecodesign – 3 R: Ridurre, Riciclare, Riutilizzare”, a cura dell’arch. Silvana Annicchiarico.

Fare in modo che gli scarti tornino a essere materie prime.

Porre il riciclo e il riuso alla base di un’economia circolare che sappia andare oltre lo sperpero e lo spreco. Ripensare la progettazione e la produzione in funzione non solo della sostenibilità ambientale, ma anche di una nuova socialità basata sulla condivisione, la responsabilità e il rispetto per le generazioni future.

Sono questi alcuni dei tratti connotativi di quella tendenza sempre più marcata nel nuovo design italiano che va sotto il nome di Ecodesign e che ha come obiettivo primario quello di contribuire alla costruzione di una nuova ecologia dell’artificiale.

La mostra 3CODESIGN_3R_Ridurre_Riciclare_Riutilizzare si propone di offrire una panoramica inevitabilmente sintetica ma anche sufficientemente paradigmatica di come il design italiano si stia muovendo in questa direzione e stia sperimentando, in funzione delle nuove esigenze di sostenibilità ambientale, una vera e propria inversione di tendenza rispetto ai modi di produzione e alle strategie di progettazione applicate nel corso del ’900.

Si tratta di un ripensamento complessivo e radicale di quel modello produttivo che puntava all’ipersfruttamento delle risorse; ciò significa rivedere tutte le fasi della progettazione e della produzione, pensando da subito a oggetti e prodotti che siano riparabili, ricondizionabili, riutilizzabili, condivisibili, riciclabili.

Invece di finire in discarica il valore di un oggetto deve rimanere in circolo e rigenerarsi continuamente.

I principi cardini del nuovo Ecodesign basato sull’economia circolare sono:

Ridurre l’utilizzo e lo sperpero di materie prime, ma anche attutire l’impatto sull’ambiente;

Riciclare ciò che è stato consumato, a cominciare dalla plastica;

Riutilizzare e dare una seconda vita ai prodotti dispersi o apparentemente obsoleti.

Silvana Annicchiarico

Ridurre

Ridurre il consumo di materie prime. Ridurre il ricorso a materie prime non riciclabili. Ridurre l’impatto sull’ambiente. Ridurre la messa in produzione di oggetti realizzati con materiali inquinanti. Ma ridurre significa anche produrre a Km 0 (Giuseppe Arezzi); utilizzare materiali in natura che hanno una capacità veloce di riproduzione come il fico d’india (Martina Taranto), il mais (Alessandra Baldereschi o Antonio Aricò), il sughero (Paola Navone); significa ricavare nuovi materiali dagli scarti organici (Tomatoset), o crearli estraendoli per esempio da vegetali infestanti e inquinanti (Favini con Pablo Dorigo). Infine, ridurre richiede la capacità di sfruttare al meglio la lavorazione di un materiale per evitare gli scarti (come nel caso della Collezione Ollare di Lorenzo Damiani).

Riciclare

Pensare e progettare oggetti e prodotti che possano rigenerarsi in continuazione. Che non siano pensati per finire in discarica. Che possano essere impiegati in nuovi percorsi produttivi. Che abbiano la capacità di offrirsi a nuovi e differenti cicli di vita. Un tempo esisteva il pregiudizio per cui i materiali di riciclo erano considerati qualitativamente inferiori a quelli vergini. Ora non è più così: è consapevolezza comune che i materiali riciclati non solo hanno caratteristiche qualitative e prestazionali assolutamente peculiari, ma anche e soprattutto che costituiscono una risorsa preziosa sia per l’economia che per il nostro ecosistema.

Diversi gli esempi di riciclo presenti nella Mostra: le plastiche post consumo lavorate da Joe Velluto, la strategia che punta a riciclare al 100% gli scarti della propria produzione come cerca di fare un’azienda come Magis, o il riciclo delle bottiglie di plastica di Artemide, la capacità di attribuire una funzione diversa a parti di prodotti senza vita come gli schermi dei computer nel caso di Nero Sicilia Group o il legno dei pali della laguna di Venezia della giovane Benefit Company Pieces of Venice premiata con il Compasso d’Oro, o l’impiego di biomateriale da fonte rinnovabile come Kartell, e ancora l’utilizzo degli scarti di lavorazione per arnie per bombi nel caso di Slamp.

Riutilizzare

Usare un oggetto o alcune sue parti per funzioni diverse da quelle per cui era stato originariamente realizzato. Risemantizzare un artefatto, rifunzionalizzarlo e dare vita in tal modo a un nuovo prodotto, secondo un processo legato spesso più a una progettualità artigianale o artistica che industriale. In Italia uno dei primi riutilizzi su larga scala risale al 1964 da parte di Ferrero con il vasetto della Nutella, in vetro indistruttibile e con grafiche sempre diverse. Uno dei maestri del design italiano, Enzo Mari, ha sperimentato con Ecolo il riuso di bottiglie di plastica per creare vasi sempre diversi. Ma c’è anche chi ha cercato di ricontestualizzare l’uso di oggetti trasformando tubi idraulici in sedie (Lorenzo Damiani) o cuffie per nuotare in piscina in paralumi (Paolo Ulian). Ma ci sono anche pezzi di asfalto di manto stradale che diventano sedute (Luca Gnizio), fili di acciaio delle mollette da bucato che si trasformano in vasi (Massimiliano Adami), sedie dimenticate che vengono rivitalizzate in rinnovate tipologie (Sovrappensiero con Manerba), scarti di lamiere che danno origine a preziose tarsìe (Sapiens Design) e scampoli di tessuti che fanno dialogare oriente e occidente (Antonio Marras).

Prenotazione non più disponibile

  • Organizzato da: Istituto Italiano di Cultura di Bucarest
  • In collaborazione con: MAECI, Ambasciata d'Italia, ICE Bucarest